Per salvare l’Italia serve Un antitaliano.
Renzi ,Grillo, Letta, Civati, Fassina, ecc. coloro che potrebbero apparire come la novità politica, sono quelli che dopotutto non hanno una responsabilità diretta del fatto che la nazione intera sia nella merda. Anche costoro comunque non hanno le palle per indicare, quella che è l’unica strategia possibile attualmente, per fare ripartire l’economia, ovvero il ripristino di una condizione antecedente l’inizio delle cause della crisi economica, un po’ come quando lo smartphone si inceppa (per usare un termine poco tecnico) e si preme quel tasto che recita: “ripristino dati di fabbrica”.Significa semplicemente che bisogna restituire potere d’acquisto, quindi fiducia, a coloro che in questi anni l’hanno perso a svantaggio di coloro che in questi anni si sono arricchiti a dismisura. Il paradigma da mettere in atto è quello della REDISTRIBUZIONE delle ricchezze e non di 5 ridicoli miliardi spalmati su 5 anni, come vuole fare questo inutile governo ma almeno 300 miliardi, sottratti ai ricchi, alla finanza, alla mafia, agli evasori, legalizzando e tassando la prostituzione, legalizzando e monopolizzando le droghe leggere, le quali di fatto sono già libere assieme alla cocaina, libere nelle misura in cui reperibili da chiunque in qualsiasi momento, facendo pagare le tasse al gioco d’azzardo (molte più tasse) sopratutto a quelle macchinette rovina famiglie.
Non si tratta di comunismo, anzi di liberismo, il liberismo dice che il mercato determina il benessere della popolazione, che un individuo perseguendo il proprio arricchimento automaticamente persegue anche il benessere della collettività. Il liberismo dice anche che qualsiasi azione commerciale che svantaggi un soggetto economico indipendentemente dalla sua ricchezza di partenza è per il mercato un fallimento. Poniamo che ciò sia vero, legittimo e morale, allora tutto dipende dalle condizioni di partenza, siccome nel nostro nepotista, corrotto e mafioso paese le condizioni iniziali non sono state determinate dal caso e nemmeno da merito, saggio sarebbe azzerare tutto o quasi, buttare le vecchie carte da gioco, aprire un nuovo mazzo, redistribuire le carte e ripartire con le vere regole del liberismo, ovvero libera e vera concorrenza, meritocrazia e libera impresa, fatta da liberi imprenditori che giocano con le loro fiches non con quelle dello stato, come i Riva o i “capitani coraggiosi” si Alitalia. Azzerare tutto redistribuendo energicamente verso le classi meno agiate, ritornare ad una situazione meno schifosamente a vantaggio dei ricchi finanzieri, e più verso una giustizia sociale. Io penso che l’idea liberista, sia superata, obsoleta, poco scientifica e moralmente discutibile, il fatto è che però nel nostro paese in questi anni non si è applicato il liberismo ma una sorta di ibrido una sorta di libernepotismo, una cosa tipicamente italiota, infatti per esempio la Spagna sta uscendo in qualche modo dalla crisi, noi no perché il nostro è un problema strutturale e sopratutto culturale e nessuno dei politici attuali ha il coraggio di pronunciare le parole: redistribuzione e giustizia sociale, per paura di essere tacciato di comunismo o peggio di assistenzialismo, il paradosso è che in questo paese l’assistenzialismo c’è sempre stato solo che stato rivolto ai potenti ed ai ricchi anziché ai poveri, un’altra parola molto abusata in Italia: “famiglia”, ha fatto più che altro danni perché per noi la famiglia è il recinto dei privilegi, anzi dei “diritti acquisiti”. Nessuno nemmeno Grillo ha il coraggio di andare contro l’ideologia della famiglia ma è quello che ci vorrebbe.
Mai come in questo momento avremmo bisogno di politici coraggiosi che senza paura abbiano il coraggio di mettere in discussione l’italianità stessa, tutti quei paradigmi di cui erroneamente siamo stati persino orgogliosi. Mai come in questo momento avremmo bisogno di un anti-italiano.