Che i giovani pensanti si preparino ad affrontare il pericolo dei giovani cellini

Ho finito di vedere pochi minuti fa, la trasmissione di Luca Telese: ‘In Onda’, durante la quale sono stati intervistati alcuni giovani partecipanti al meeting di c.l. a Rimini. Alla domanda su quale fosse la loro posizione politica riguardo la situazione attuale: il governo, la decadenza di Silvio Berlusconi dalle cariche politiche, ecc, questi ragazzi hanno preferito non rispondere, addirittura abbandonando l’intervista, non hanno nemmeno voluto dire per chi votavano. Sappiamo invece quanto c.l. sia sempre stata immersa nella politica italiana, sopratutto nella mala politica, nella ricerca spasmodica del potere, c.l. no è stata nient’altro che una forte lobby cattolica. C.l. sdoganò tempi addietro quella impostazione che fu per secoli se non nei fatti comunque nell’ideologia, antitetica alla dottrina cattolica, ovvero l’idea che Dio approva gli sforzi dell’uomo indirizzati al compimento del successo personale, compreso l’arricchimento economico, idea da sempre invece ben radicata nella dottrina protestante. In passato i cattolici ricchi dovevano in qualche modo farsi perdonare da Dio per le loro ricchezze,i loro privilegi, la loro fortuna: ‘è più facile che un cammello ………..’, mentre per i protestanti ed i cattolici di c.l. la ricchezza ed il potere sono diventati molto più comodamente il volere di Dio.

Questo tipo di ideologia ha fatto in modo che nell’ultimo ventennio i cattolici si alleassero con la destra liberista, ha fatto in modo che non fossero più ‘gli ultimi della terra’ la principale preoccupazione dei credenti, ma il successo personale e l’occupare posti di potere, potere che in Lombardia si percepisce ogni qual volta si ha a che fare con la sanità, quel potere che ha arricchito i cellini e i loro amici, che per anni ha dato a Formigoni la legittimazione a disfare la sanità pubblica Lombarda rendendola un ibrido pericoloso tra pubblico e privato. Una lobby che oltre a successo personale dei suoi appartenenti ha portato nella sanità Lombarda anche il fondamentalismo cattolico, il quale ha prodotto un esercito di obbiettori di coscienza, un accanimento terapeutico inutile con il solo scopo di avvallare la becera fede cattolica, l’inesistenza di un protocollo che avvii una terapia del dolore per i malati terminali, perché si sa: ‘la sofferenza avvicina a Dio’, ha prodotto il meccanismo per il quale una mia amica ha dovuto partorire in un’altra regione per potere programmare un parto cesareo, che al primo figlio le hanno comunque fatto anche qui in Lombardia, ma solo dopo che era quasi morta dalla fatica e dal dolore con il ‘parto naturale’, decisero di tagliare slo quando l’alternativa sarebbe stata  la morte, ‘partorirai con dolore donna’.

Ora si presentano questi giovani omertosi che rinunciano ad un’innocua intervista, magari solo perché non sanno prendere una posizione politica, o per ignoranza politica, o ancora perché si vergognano di avere votato per il nano, la mia paura è che invece come i mafiosi essi non vogliono rivelare le loro reali intenzioni per avere poi un vantaggio tattico in futuro. I questo caso c’è un grande bisogno che i giovani liberamente pensanti si facciano carico di essere gli anticorpi, verso costoro che hanno scelto la fede anziché la  ragione, che preferiscono credere in un testo che descrive un dio infantile, geloso e capriccioso, un improbabile suo figlio nato da una magia e risorto, preferiscono credere in diluvi universali per altro riportati in almeno altri 8 testi non cristiani, che preferiscono credere che un embrione abbia lo stesso valore di un essere pensante in grado di comunicare, soffrire, gioire e creare. Sopratutto la mia paura e che vogliano e possano riuscire nell’intento  di perpetuare e ampliare il potere di comunione e liberazione in tutto il paese, imponendo i loro modelli medievali.

Quando ero giovane noi della sinistra extraparlamentare guardavamo a c.l. con un certo senso di superiorità, oggi posso dire che li avevamo colpevolmente sottovalutati, li credevamo degli innocui bacchettoni baciapile in grado solo di cantare canzonette banali sulla fede durante la messa. Si sono invece rivelati una potente lobby, in grado di condizionare la politica italiana. Hanno sostenuto il leader del centrodestra Silvio Berlusconi pur non essendo costui certamente un buon cattolico, sono si infarciti di fede cattolica ma anche molto pragmatici e con un fine ultimo: il potere, quindi sono pericolosi. Spero che i giovani di oggi ancora in possesso di un cervello non li sottovalutino.

Putin non ha capito un cazzo della filosofia dello Judo

Un uomo contemplava un albero di ciliegio durante una abbondante nevicata, dovette constatare che con l’accumularsi della neve sui rami ad un certo punto questi si spezzavano sotto l’enorme peso di questa. spostando la sua attenzione su si un salice piangente, constatò che quando il peso della neve diventava eccessivo i rami del salice si flettevano con cedevolezza lasciando cadere la massa di neve senza rompersi e tornando alla posizione iniziale pronto a ripetere il ciclo. Da questa leggenda nasce Ju, la cedevolezza da cui nacque quel protoJudo chiamato JuJutsu.

Tutti sanno che Putin il leader o meglio il dittatore della Russia è un Juodoka di vecchio corso, lo si è visto anche piangere per la morte del proprio sensei. A quanto pare però non ha capito un cazzo della filosofia più profonda dello Judo, si comporta come un rigido ramo di ciliegio, sempre, che si tratti di gay, giornalisti o Ceceni, mi stupisce che no si sia ancora spezzato sotto il peso della neve.

“L’ottimismo è il sale della vita”. Forse ma non in Italia

Ci sono dei momenti della mia vita che penso che se fossi un po’ più ottimista, le cose potrebbero andare meglio, quel che si chiama ‘pensiero positivo’, argomento su cui si sono scritti centinaia di libri e sopratutto in America, di manuali. Manuali che ti insegnano ad utilizzare l’ottimismo come motore, come strategia di successo personale, l’ottimismo dei motivatori come Tony  Robbins. Anni fa lessi parecchi libri relativi a questo argomento, alcuni nemmeno banali, alcuni corredati di tecniche e strategie come ad esempio la P.N.L.  programmazione neurolinguistica che fa della precisione linguistica nella scelta degli obbiettivi la strategia ultima per realizzarli e che appunto con l’aggiunta di una visione ottimistica della realtà dovrebbe diventare uno strumento di auto-realizzazione. Non è un caso che però che il positive thinking, sia nato e si sia prevalentemente sviluppato in America, un paese dove la affermazione di se stessi nella società è veramente più legata all’impegno, alla motivazione personale, alla costanza, molto più che a fattori esterni, Lebnizcome invece succede in Italia. Sembra che nel nostro paese tutti siamo più in balia  delle ‘onde del destino’  e che noi in prima persona poco possiamo fare per dirigere la nostra vita. Troppo forte è la sensazione che in Italia tutto dipenda dalla politica, dalla chiesa, dai baronati, dai ricchi imprenditori, ecc. e poco o quasi nulla dipenda osa noi.  E’ risaputo che nel nostro paese, è ricco chi nasce tale. Il pessimismo non nasce dalla percezione della crisi ma dal senso di impotenza che deriva dalla consapevolezza che noi comuni mortali, poco o niente possiamo fare per superala.

In questo paese di merda le banche non prestano soldi a chi ha ottime idee imprenditoriali, non aiutano con investimenti ad uscire dalla crisi, la codardia e l’inadeguatezza dei politici frena la modernizzazione del paese. Per queste ed altre ragioni noi dobbiamo solo sperare che il ‘padrone’ per cui lavoriamo non decida di delocalizzare in Romania solo per incrementare la sua ricchezza personale, dobbiamo sperare che politici incapaci finalmente promulghino una legge che ci aiuti a trovare un impiego, dobbiamo sperare che i sindacati la spuntino per noi, in ultima analisi dobbiamo sperare in una botta di culo, che s però si sa matematicamente, molto ma molto improbabile.
Quindi mi viene da domandarmi, come si può essere ottimisti in un paese così ingessato, cosi non scalabile.
Ad un workshop al quale ho partecipato qualche settimana fa il relatore ha pronunciato ancora la frase: ‘tutto dipende da noi, solo noi in prima persona possiamo cambiare la nostra vita’ In passato ci credevo anch’io ma ora non più, non almeno nel mio paese dove Gattopardamente tutto cambia per non cambiare nulla. Il pessimismo nasce dal fatto che il timone che manovriamo non determina più la direzione della nostra vita, oramai solo il vento e le onde decidono per il futuro.

Ci sono due tipi di ottimista

1)Quello che dopo un’analisi della situazione ed una valutazione delle condizioni esterne, ha capito che è in grado di influire sugli eventi e d condizionarli seppur solo in parte a suo favore, altresì comprende che mantenere una visione ottimistica le darebbe più energia per raggiungere il suo scopo,l quindi a conti fatti decide si essere ottimista, perché può permetterselo ed anche gli torna utile quel tipo d impostazione mentale.

2)quello che è immerso nella merda fino alle orecchie, ma non se ne rende conto, la suo mente gli rimanda profumo di violette anziché di merda, in poche parole il classico ottimista che sarebbe un pessimista se solo l’ignoranza non le impedisse la reale percezione delle cose.

Un analisi sul leaderismo

E’ tipicamente un atteggiamento italiano, quello di affidarsi ad una qualche figura da noi considerata più autorevole di noi stessi. Il padre che si rivolge al dottore dicendo: “lo metto nelle vostre mani”, riferendosi al proprio figlio, la stessa cosa si fa con i professori, gli allenatori di calcio, gli insegnanti di musica, i datori di lavoro, fino ad arrivare al politico passando per il camorrista. Nel libro ‘Gomorra’ di Saviano c’è una scena simile quando il padre lo affida a colui che dovrebbe fargli una sorta di formazione nel mondo illegale del riciclaggio di rifiuti. Proprio leggendo il libro di Saviano mi sono ricordato quante volte mio padre uso questo modo di fare anche con me, appunto con il chirurgo prima di entrare in sala operatoria, con il mio maestro di Judo, con il carabiniere quando feci i famosi tre giorni del militare, facendomi per altro fare forse la più grossa figura di merda di tutta la mia vita. Se noi sostituiamo al povero soggetto singolo un intero popolo: “ci affidiamo a……..”, ecco che abbiamo il leaderismo, l’esatto contrario di quello che io chiamerei il responsabilismo. Tutto il mondo è uguale riguardo al leaderismo, ma noi italiani siamo un po’ più uguali. Forse dipende dal fatto che in questo paese non c’è stata una riforma protestante, quindi non essendo ‘salvi per grazia’ ci dobbiamo ‘affidare’ anche per la nostra salvezza, forse è l’enorme senso di colpa sia collettivo che individuale degli Italiani (sempre derivante dal cattolicesimo) che ci impedisce di caricarci direttamente delle nostre scelte e responsabilità, come dire: “l’ho già fatta grossa meglio che delego a qualcuno altro” . Osservando il mondo mi viene da dire però che in effetti il leaderismo è fortissimo anche in altre nazioni, forse la differenza è che fuori dall’Italia un leader è un leader, qui è qualcosa di più, una specie di papa, infallibile nelle sue scelte. Mi viene da dire che in altri paesi un leader quando cade fa un tonfo e un buco più grosso, in Italia un leader, non crolla mai del tutto, infatti sembra incredibile ma c’è ancora gente che parla bene di Mussolini.

Il pdl dice al pd: “noi non abbiamo il problema del leader come voi, noi il leader lo abbiamo già, è Silvio Berlusconi”. Sembra una barzelletta, ma i politici del pd non riescono mai a rispondere a tono, quasi fosse importantissimo avere un leader, pace che poi è un leader di merda. Non c’è niente da fare noi italiani dobbiamo per forza metterci nelle mani di qualcuno, le nostre non le vogliamo proprio usare, tranne che per quella pratica che secondo qualcuno porta alla cecità.

Un telescopio in meno che scruta la realtà alla ricerca della verità.

Ci ha lasciato Margherita Hack una delle poche persone degne di rispetto in questo paese. una donna di scienze, un’atea, per lei Dio era solo una scorciatoia, un contentino per menti banali, una alternativa alla fatica di capire. Come i veri scienziati lei non cercava solo le risposte, ma le verità, riconoscendo i limiti della scienza, la quale cerca di capire i ‘come’ , i ‘quando’ , e i ‘dove’ ma non i ‘perché’ in quanto ‘perché’ è l’avverbio per antonomasia antropocentrico, per cui antitetico alla ricerca che per sua natura deve partire da una prospettiva eterocentrica , la  cosa dovrebbe essere scontata per un ricercatore, ma specie nel nostro paese non lo è. In un paese di ottusi fedeli, di obbiettori di incoscienza, di baciapile che hanno spento il loro cervello da tempo, per cercare le loro risposte pescando nelle Una grande astronomabanalità di pellegrinaggi e letture religiose, in questo paese di merda, dove i politici che non sono in qualche modo condizionati dal vaticano sono una rarità, le persone come Margherita Hack sono tanto rare quanto indispensabili affinché il mondo  non sprofondi in una sorta di medioevo prossimo venturo, dove Dio non è più un punto di arrivo per chi cercando la verità spera di trovarlo al termine di un’onesta indagine, ma dove al contrario con le fattezze della teocrazia torna come nei tempi più oscuri della storia umana ad essere quel Dio che acceca la conoscenza, antitetico a qualsiasi indagine, sull’origine dell’universo e sui mattoni che lo costituiscono.

Perchè Grillo sbaglia strategia con la rete.

Borgs mente collettiva

I Borgs e la mente collettiva

Scrivere su perché la democrazia diretta non può funzionare quotidianamente con la rete. Ma potrebbe gestire la sfiducia degli eletti.La rete va bene, la rete é uno strumento eccezionale, a mio avviso potrebbe funzionare bene anche come strumento politico per la gestione della rappresentanza democratica in parlamento. Però sempre rappresentanza la democrazia diretta a mio avviso é una illusione. Quando frequentai la scuola media il nostro professore era uno di quei professori progressisti, di sinistra, che credeva nella sua missione di educatore, inteso come colui che oltre che somministrare conoscenza, cerca anche di trasmettere gli alti valori, come: libertà, democrazia, partecipazione, senso civico, ecc. Con queste motivazioni questo professore cerco di riprodurre in classe una sorta democrazia parlamentare, quindi noi alunni avevamo la possibilità di eleggere il capoclasse, ma anche la possibilità di sfiduciarlo ed eventualmente rifare le elezioni. Risultato: ogni giorni qualcuno, con il fine di scavallarsi la lezione presentava una mozione di sfiducia, con i conseguente rallentamento del programma didattico. Questo è il rischio, (ovviamente con cause e motivazioni diverse) della democrazia troppo diretta, ossia che diventi un continuo rimettere in discussione i rappresentanti eletti e che questi ultimi, come succede ai 5S vivano in una costante tensione con la continua minaccia di essere in qualche modo rimossi. La democrazia rappresentativa invece significa invece che i cittadini delegano a chi considerano adatto a prendere delle importanti decisioni al loro posto, una volta eletti però ci si ‘fida’ per un certo periodo. Quello che a mio avviso può e deve fare la rete é una sorta di controllo sulla onestà degli eletti, ma senza metterli in crisi per ogni banalità come succede per il M5S. Anche perché i cittadini partecipino in tempo reale nemmeno il bisogno di computer, tablet o smartphone, ma attraverso un ad una sorta di democrazia a nemmeno il bisogno di computer, tablet o smartphone, ma attraverso un diretta  attraverso la rete, bisognerebbe avere dei super computer quantistici che calcolerebbero in tempo reale le opinioni di tutti gli elettori, altrimenti succede come con le passate elezioni del presidente, è mia idea che i 5S non votarono Prodi anche perché avrebbero dovuto prima consultare la rete, essendo prodi solo al nono posto, ma per quanto veloce la rete non si sarebbe fatto in tempo.Posso immaginarmi in futuro dove le nostre idee e le nostre decisioni potranno essere messe in rete e gestite in tempi brevissimi, senza nemmeno il bisogno di computer, tablet o smart-phone, ma attraverso un microchip direttamente installato sul corpo umano. Possiamo immaginarci una sorta di mente collettiva, il che potrebbe essere fantastico ma potrebbe essere anche un incubo tipo i Borgs di StarTrek. Al momento però la democrazia diretta con la rete è troppo macchinosa, quindi impraticabile.

Il mio programma di governo ideale

Le cose da fare per fare ripartire il paese, sono poche e semplici, ma proprio le cose semplici spesso sono quelle più difficili da fare.
Mentre questo assurdo governo, continuamente ricattato dall’uomo che ha in larga parte contribuito a determinare l’attuale crisi italiana, mentre questo governo continua a discutere di imu, argomento veramente pleonastico per la grave situazione del paese, mentre questi ridicoli politici fanno teatro il paese sprofonda.
Quello che ci vorrebbe è un vero governo, un governo finalmente di sinistra, perché le cose da fare per fare ripartire il paese fanno parte dell’ideologia dei partiti di sinistra.

Per prima cosa: bisogna redistribuire le ricchezze verso il basso, da quel 10% di ricchi che negli ultimi 15 anni si sono ulteriormente arricchiti. Anche un bambino può capire che spostare i soldi verso i poveri aumenta matematicamente i consumi, basta immaginarsi una piramide con tanti puntini all’interno che rappresentano le persone, la popolazione italiana spostando il potere d’acquisto verso il basso della piramide si porta questo esponenzialmente a moltitudini di persone. Per farla breve un ricco potrà comprarsi anche 5 o 10 cellulari, ma 100000 poveri acquisteranno almeno 100000 cellulari, con tutte le conseguenze positive che ne deriverebbero.

Seconda cosa: diminuire drasticamente il cuneo fiscale sul lavoro e spostare la tassazione sulla finanza e sul patrimonio, penalizzare chi investe nelle speculazioni di borsa, avvantaggiando fortemente chi investe nel lavoro.

Terza cosa: Lotta serratissima all’evasione fiscale con strumenti tecnologici e giuridici avanzati, trattare gli evasori come si fa in America, ovvero come criminali.
Decidere di sospendere tutte le inutili ‘grandi opere’, il ponte sullo stretto non serve ad un cazzo, è solo per la grandeur del nano, quindi via, la Tav pure, investire sulla riqualificazione del territorio, con tantissime piccole opere che possono partire subito.

Quarta cosa: Investire nella banda larga e nelle nuove tecnologie, obbligare anche gli italiani pigri ad utilizzare la rete (con corsi magari tenuti da disoccupati) anziché fare le file agli sportelli, questo paese deve cambiare anche culturalmente, deve sparire la carta, dai tribunali ma anche da tutta la pubblica amministrazione, finalmente il no paper office. Ogni cittadino dovrebbe avere un suo record online con tutti i suoi dati sia sanitari che del lavoro, che burocratici. Accessibili a seconda dei vari privilegi dell’operatore/utente, insomma un database unico nazionale, ovviamente con i dovuti backup.

Quinta cosa: Fare una serrata lotta alla organizzazioni mafiose e perfezionare il sequestro dei beni di queste in modo che diventino produttivi i brevissimi tempi. Per quanto riguarda le carceri piene andrebbero depenalizzati certi reati riguardo le droghe liberalizzare le droghe leggere, e legalizzare in qualche modo l’uso di quelle pesanti, già così si svuoterebbero le carceri. In altri casi si potrebbe usare la tecnologia gps per controllare detenuti a casa loro, poi costruire nuove carceri, assolutamente niente amnistia o indulti indiscriminati dove escono cani e porci che poi tornano immediatamente a delinquere.

Sesta cosa: Non si può crescere per sempre, sopratutto demograficamente, con buona pace dei cattolici bisogna finirla di considerare la prole come un valore in se, ma anzi bisogna porre un limite alle nascite non incentivarle e anche riguardo gli stranieri non premiare quelli che anno 4 5 figli magari con case popolari e aiuti economici ma fare come in Cina o almeno aiutare tutti quelli che hanno un figlio ma non aggiungere niente per i figli successivi, il paese, anzi il mondo è sovrappopolato, prima si capisce questa cosa e si pongono dei rimedi, meglio è, l’alternativa è l’estinzione del genere umano, come cancro che cresce all’infinito finendo coll’annientare l’ospite quindi se stesso, il pianeta quindi il genere umano. Per quanto riguarda l’economia anche se nel breve termine bisogna ritornare a crescere, bisogna però incominciare a studiare un nuovo modello di sviluppo non più basato sul pil e la crescita economica, ma una sorta di equilibrio tra produzione e consumo, che sia ‘decrescita felice’ o qualcosa di nuovo non ha importanza.

Ovviamente non può un governo come quello di Letta neanche avvicinarsi a certe idee.

Lo diceva Marcuse negli anni 60

Già lo scriveva Marcuse parecchi anni fa, in un periodo che il capitalismo non si poteva certo definire: “in crisi”. L’idea che proponeva Marcuse e che io ho sempre condiviso da quando avevo 17 anni, è a mio avviso attualissima, tanto più ora in un momento di crisi profonda del capitalismo. Quello che Marcuse proponeva era di stravolgere totalmente i modelli produttivi, modelli produttivi che innescano ad effetto domino tutta una serie di altri modelli sociali, modelli comportamentali e tutta una serie di bisogni più o meno indotti nelle masse. L’azione più importante da compiere secondo Marcuse sarebbe quella sostanzialmente di decentrare tutte le realtà produttive di una nazione, ovvero passare da una grossa industria dislocata vicino a grossi centri abitati, a piccole realtà produttive sparse su tutto il territorio, ciò porterebbe a sua volta alla distribuzione della popolazione sul territorio con tutti i vantaggi che ne deriverebbero. L’Italia sino a poco tempo fa ne sarebbe anche partita avvantaggiata, visto che era costituita prevalentemente da piccole imprese, piccole imprese che cadono come foglie secche per via della crisi, crisi determinata proprio dalla ostinazione a volere mantenere dei modelli produttivi oramai obsoleti, vecchi quanto la rivoluzione industriale. Decentrare la produzione significherebbe rendere oltretutto gli agglomerati abitativi più ergonomici, gestibili con le energie rinnovabili senza difficoltà. Il sempre più basso costo di microchip e robots permetterebbe anche piccole aziende di produrre cose che prima richiedevano la grossa azienda. So di una piccola azienda nel Milanese che sta fallendo (a causa della politica degli incentivi solo dichiarati) che produce city car elettriche, il che vuol dire che anche le automobili utilitarie possono essere prodotto in fabbriche che sono poco più di officine.HerbertMarcuse
Poi ci sarebbe il modello produttivo basato sulla logica del componente, un po’ come nella programmazione informatica che è passata da procedurale ad oggetti, appunto componenti piccoli che fanno solo una parte del lavoro, componenti che poi verrebbero assemblati in ultimo.
Cambiare i modelli produttivi legati non solo al profitto ma anche alla valorizzazione del territorio. Il lavoro inoltre subordinato non solo alla produzione ma anche legato a cosa si produce, un lavoro sottoposto costantemente al giudizio etico. Nei nuovi modelli di produzione a mio avviso non si potrà lavorare più 8 ore ma forse 6 o addirittura 4 in modo da potere lavorare tutti e potere vivere con un salario minore, attraverso la condivisione delle risorse, la non necessità di possedere un auto se non piccole mini car per brevi spostamenti, l’utilizzo di energia prodotta in proprio, vivere in campagna poi darebbe la possibilità ad ogni famiglia di avere un orto, una serra, un piccolo laboratorio dove costruire alcune cose. Insomma una società che sfrutta i vantaggi della tecnologia solo fino a che questa non diventa un danno per l’uomo, La rete sarebbe poi un modo per tenere i piedi nel villaggio e la testa nel globo. Consumare esclusivamente a Km 0 pur fruendo la cultura e il know-how mondiale.

Un pensiero per chi crede, vorrebbe, o pensa di credere in Dio

Se la gente leggesse saggi di astrofisica, di filosofia, di logica, di teoremi e postulati di fisica quantistica, piuttosto che leggere la Bibbia o il Corano, io penso che il nostro sarebbe un mondo senza dubbio migliore. Senza peròaltro escludere a priori l’esistenza di Dio.
Sono sicuro che chièDio che cerca lo troverebbe forse prima percorrendo la direzione della scienza, del dubbio che porta alla speculazione filosofica, della ricerca sia interiore che oggettiva. Pur non essendo credente ma agnostico, sono fermamente convinto che la luminosità della conoscenza, che  la grandezza di una mente aperta senza pregiudizi, sia comunque più vicina ad una qualsiasi idea di Dio, piuttosto che una rigida fede bigotta e fondamentalista, la quale produce solo preconcetti e pregiudizi, antitetici a qualsiasi evoluzione del pensiero. Potrebbe essere che le religioni (specie alcune) esistano per allontanarci da Dio. E se a Dio conducesse il dubbio, piuttosto che la fede