Arrival: il tempo è una creazione del cervello
Ho visto qualche giorno fa il film di Denis Villeneuve un regista geniale, anche per altri film.
La maggior parte dei critici a mio avviso non ha capito un cazzo, hanno cercato similitudini con altri film sugli extraterrestri, in realtà questo è un film sulla coscienza umana, forse si rifà all’idea bio-centrista di Robert Lanza, se non questo è comunque un film che va a richiamare complesse teorie della fisica e della filosofia. Quello che accade nel film è la postulazione che il tempo come i fisici e la matematica sostengono è perfettamente simmetrico, che quindi non c’è differenza tra passato e futuro, il perché noi ricordiamo il passato e non il futuro potrebbe essere determinato dalla nostra natura, da come sono strutturati i nostri network celebrali. Nel film i protagonisti, la linguista ed il fisico fanno riferimento a Lee Whorf il quale sosteneva negli anni 40 che
il linguaggio plasma il cervello e che quindi persone che parlano lingue differenti saranno cognitivamente diverse, da qui il regalo degli alieni per la razza umana, semplicemente la loro lingua, la lingua che i due scienziati tentano di imparare per capire quale fosse lo scopo di questi eptapodi alieni, non era in realtà il mezzo ma il fine, una lingua cosi diversa cosi evoluta che la sua comprensione avrebbe portato ad una sorta di illuminazione a capire la realtà ultima delle cose, a rivelare l’illusione della normale percezione del tempo, come un trompe-l’oeil svelato, spostando di pochi centimetri l’angolo di visione. Gli eptapodi ci regalano il futuro, o meglio il ricordo di questo, cosa non marginale il fatto che questa consapevolezza non cambia le decisioni dei protagonisti riguardo la loro vita, la domanda sorge spontanea: il libero arbitrio è quindi solo un’illusione?