Trump, Dazi e Sovranismo: La Minaccia Globale di una Politica Idiota

I dazi di Trump: un danno per tutti, inclusi gli USA

I dazi sono tasse applicate sulle merci importate, pensati per rendere più competitivi i prodotti interni. Ma nel contesto di un’economia globalizzata, questa mossa si ritorce contro lo stesso Paese che li impone.

Le aziende americane che dipendono da materie prime o componenti esteri (come acciaio, semiconduttori, tessuti) vedono aumentare i costi di produzione. Questo si riflette in prezzi più alti per i consumatori, una minore competitività a livello internazionale e una contrazione generale del mercato.

Inoltre, gli altri Paesi spesso rispondono con dazi di ritorsione, innescando una guerra commerciale che mina la fiducia dei mercati e rallenta la crescita globale.

Sovranismo: un’epidemia globale che ha contagiato anche gli USA

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una crescente diffusione del sovranismo: una filosofia politica che promette di “rimettere al centro la nazione”, spesso a scapito della cooperazione internazionale. Dal Brasile all’Ungheria, passando per l’Italia e il Regno Unito, questa tendenza si è diffusa come un virus.

Perfino la nazione più potente del mondo, gli Stati Uniti, non è stata immune. L’elezione di Donald Trump nel 2016 — e il suo possibile ritorno nel 2025 — rappresenta la punta dell’iceberg.

Il sovranismo promette soluzioni semplici a problemi complessi. Ma nella realtà, produce isolamento, tensioni internazionali e una maggiore instabilità economica e militare.

Il rischio di una catastrofe globale

Se ogni nazione chiude i propri confini, impone dazi e si affida a leader che alimentano la paura e il conflitto, il rischio è una frammentazione geopolitica. Le alleanze si sgretolano, il commercio rallenta, e il mondo diventa un luogo meno sicuro.

In uno scenario del genere, il rischio di conflitti militari e collassi economici aumenta in modo esponenziale. Basta guardare alla storia: ogni grande guerra è stata preceduta da un’ondata di nazionalismo estremo e protezionismo.

Come siamo arrivati a questo punto?

Come può un uomo come Trump — spesso accusato di incompetenza e autoritarismo — arrivare alla presidenza degli Stati Uniti?

Ecco alcuni motivi:

  • Crisi sociale ed economica: milioni di americani si sentono abbandonati dalla politica tradizionale.
  • Comunicazione populista: Trump parla in modo semplice, diretto, spesso provocatorio. In un’epoca di social media, chi urla più forte viene ascoltato.
  • Sistema elettorale distorto: nel 2016 Trump ha vinto pur avendo meno voti popolari di Hillary Clinton, grazie al meccanismo del collegio elettorale.

La teoria dei giochi: cooperare conviene

Un concetto interessante viene dalla teoria dei giochi, una branca della matematica applicata che studia come le persone (o gli Stati) prendono decisioni in contesti di interazione.

In molti scenari, se un attore persegue solo il proprio interesse, danneggia anche se stesso. Al contrario, se tiene conto anche del bene collettivo, finisce per ottenere un vantaggio maggiore nel lungo termine.

Un esempio classico è il dilemma del prigioniero: due individui ottengono il miglior risultato se cooperano, ma spesso scelgono di non fidarsi e finiscono entrambi per stare peggio.

Nel commercio internazionale vale lo stesso principio: collaborare e costruire alleanze economiche porta vantaggi a tutti, mentre chiudersi produce perdite diffuse.

Cosa possiamo fare per fermare la deriva sovranista?

Il cambiamento non arriva dall’alto, ma dal basso. Alcune azioni concrete:

  • Informazione critica: combattere fake news e propaganda con fonti attendibili e divulgazione seria.
  • Educazione civica ed economica: aiutare le persone a capire le conseguenze reali delle scelte politiche.
  • Partecipazione attiva: votare, discutere, partecipare al dibattito democratico, sostenere leader responsabili e competenti.

Conclusione: serve una nuova consapevolezza

I dazi di Trump, il sovranismo dilagante e il populismo sono sintomi di una società che ha perso fiducia nel futuro. Ma non è troppo tardi per cambiare rotta.

L’interdipendenza globale non è un problema, è una risorsa. Solo costruendo ponti e non muri possiamo affrontare le sfide del nostro tempo — dal clima alla disuguaglianza, dalla tecnologia alla pace mondiale.

Come ci insegna la teoria dei giochi: aiutare gli altri è il modo migliore per aiutare anche se stessi.